Ci sono alcune piante che si fanno riconoscere facilmente, forse perché sono quelle che accompagnano l’uomo da sempre e da sempre lo hanno soccorso e aiutato, quindi devono essere rapidamente individuate: la Piantaggine è una di queste. Sono sicura che quasi tutti la conoscono o se non la conoscono, appena la indichi la riconoscono! Perché bene o male tutti l’abbiamo incontrata almeno una volta!
È una pianta che dalla maggior parte delle persone è considerata un’erbaccia, un’infestante da eliminare, ma anche quando è infestate lei ti sta indicando qualcosa: il tuo terreno è troppo compatto …. se vuoi coltivarci qualcosa, devi renderlo più sciolto!
Di Piantaggini ce ne sono di tante specie e tutte sono interessanti dal punto di vista erboristico, ma quella di cui vi parlo qui è la Piantaggine lancelolata (P. lanceolata).
Con le sue foglie a forma di lancia (da cui il nome lanceolata) e le sue pannocchiette di fiori è facilmente riconoscibile.
La parte della pianta che a noi interessa sono le foglie che possono essere usate fresche o essiccate. Si può raccogliere dalla primavera all’autunno, ma il periodo migliore rimane quello primaverile, quando la pianta non è ancora in fiore.
Quest’erba generosa si presta ad essere trasformata in oleoliti, infusi, sciroppi, unguenti, ma anche in gustose pietanze! Le sue foglie contengono molti composti interessanti: Sali minerali (tra cui zinco, manganese e potassio), clorofilla, vitamine A, K e C, acido salicilico, mucillagini, flavonoidi e il glucoside aucubina con spiccate attività antiallergiche e antibatteriche.
COME LA USIAMO?
Iniziamo dalla cucina. È un ottima pianta alimentare che potete usare in frittate, minestre, fresca in insalata, nel ripieno della pasta, per fare salse verdi con aglio o sughi con il pomodoro, nei centrifugati di frutta e verdura, insomma vi potete sbizzarrire! Rientra tra le erbe depurative primaverili da portare sulle proprie tavole perché stimola il fegato, la cistifellea e lo stomaco a lavorare meglio.
Fin dall’antichità poi questa pianta è conosciuta per la sua capacità di rafforzare i polmoni e l’organismo in generale, come cicatrizzante e contro gli avvelenamenti, ma anche come pianta curativa dei piedi: i pellegrini ne mettevano sempre qualche foglia nelle loro calzature per alleviare i dolori e prevenire le piaghe.
È una delle erbe più importanti per il benessere delle vie aeree, utilissima in caso di tosse (secca e grassa), infiammazioni alla gola e alle corde vocali (in sciacqui e gargarismi) e può essere associata ad altre piante per la preparazione di tisane o sciroppi invernali.
Frizionata fresca sulle punture d’insetto o di ortica ne lenisce il dolore e il prurito perché antiallergica e, proprio per questa sua caratteristica, è spesso associata al Ribes nigrum e all’Helichrysum italicum per la prevenzione dei disturbi da allergie primaverili.
L’oleolito preparato con le sue foglie è considerato un buon antirughe e nutriente della pelle, ma è anche utile in caso di punture di insetto, pruriti, screpolature, ragadi alle mani, rossori cutanei e per i massaggi ai piedi e antisinusite.
Insomma, per essere un’erba infestante direi che di virtù ne ha parecchie!
NB. Ricorda sempre che naturale non vuol dire innocuo e che per raccogliere una pianta occorre conoscerla bene: se non siete certi della sua identificazione non raccogliete. Inoltre il seguente contenuto è puramente informativo e non costituisce un consiglio medico.